Tim O’Donnell
Tim O’Donnell è un premiato regista di documentari nominato a Premi Emmy. I suoi lavori sono apparsi su ESPN, ABC, PBS, Outside TV, The Sundance Film Festival ed eventi in tutto il mondo. I suoi film hanno ottenuto il premio Audience Award all’Independent Film Festival di Boston, i Premi della Giuria al Phoenix Film Festival e Woods Hole Film Festival e il Progetto del Mese di IndieWire.
Jon Mercer
Jon Mercer è noto per la sua capacità di scomporre una struttura o un racconto, di trovarne gli elementi essenziali e portare alla luce l’emozione sottostante. Costruire il dramma, trovare il lato umoristico, chiarire la realtà… il suo approccio collaborativo tira fuori i momenti migliori e a volte sconosciuti della storia. Come regista e montatore, il suo lavoro è stato trasmesso a livello nazionale e ha contribuito ad aumentare l’audience per un certo numero di piattaforme online. I suoi film sono stati proiettati a livello internazionale durante vari festival e si possono vedere anche su PBS. In particolare, il suo montaggio per il documentario Calling My Children lo ha portato a 12 vittorie di festival e al premio CINE Golden Eagle. La sua passione per il viaggio e per l’avventura attiva lo ha condotto a una carriera improntata alla ricerca di storie difficili da raggiungere, spesso ai margini della cultura e della natura. Life Without Basketball è il suo debutto come regista di lungometraggi.
Life Without Basketball ci porta all’interno del mondo di Bilqis Abdul-Qaadir. Come star e primatista alle scuole superiori e atleta al college, la sua vita come cestista aveva una precisa struttura e un chiaro percorso da seguire. Bilqis è stata educata ad obbedire al Corano e dall’età di 14 anni indossa uno hijab. Estende questa pratica anche in campo, coprendo braccia e gambe sotto la sua uniforme e indossando un copricapo avvolto strettamente. Quando ha iniziato la sua carriera universitaria nel 2009, è stata la prima atleta della Divisione I dell’NCAA a fare in questo modo. La sua storia ha attratto l’attenzione dei media nazionali e della Casa Bianca. Discutendo il suo futuro con un agente, Bilqis si scontra con una regola controversa che vieta ai giocatori di indossare un foulard in campo, costringendola così a scegliere tra la sua religione e lo sport che adora. Mentre si ritira dal mondo degli atleti professionista, trova una nuova voce come sostenitrice al centro di una lotta internazionale per lo sport e i diritti umani.
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